FORUM NAZIONALE DELLE TELECOMUNICAZIONI 2025 – ”L’urgenza di agire. Per costruire un’Italia più connessa, competitiva e innovativa”
Pietro Labriola (Asstel): “Negli ultimi dieci anni i ricavi sono diminuiti in modo costante mentre gli investimenti sono rimasti elevati e a costi del capitale crescenti: il costo del capitale per le Tlc in Italia è salito dal 7,3% all’8,1%, azzerando la capacità delle imprese di generare cassa e rallentando gli investimenti privati”.
Riccardo Saccone (Slc Cgil): “Il settore ha bisogno urgente di politiche industriali e regolatorie: la transizione digitale del Paese passa da qui e non può più essere tollerata la disattenzione dei governi”.
Alessandro Faraoni (Fistel Cisl): “Alessandro Faraoni (Fistel Cisl): “È arrivato il momento dei fatti: dobbiamo avere il coraggio di pilotare le sfide del futuro su AI e digitalizzazione, investendo tutti insieme – imprese, sindacati e governo – sulla formazione dei i lavoratori in coerenza con le reali necessità della filiera”.
Salvo Ugliarolo (Uilcom Uil): “Servono interventi strutturali e concreti: senza un confronto autentico tra Governo, imprese e sindacati non ci sarà un reale rilancio della filiera né la valorizzazione del lavoro delle persone”.
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Roma, 18 novembre 2025. Si è svolto oggi, presso l’Università Luiss Guido Carli diRoma, il Forum Nazionale delle Telecomunicazioni in Italia 2025 “L’urgenza di agire. Per costruire un’Italia più connessa, competitiva e innovativa” organizzato da Assotelecomunicazioni-Asstel e dalle Organizzazioni Sindacali Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil. Il Forum Nazionale si è tenuto alla presenza del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio condelega all’Innovazione Tecnologica e Transizione Digitale, Alessio Butti e delSottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Claudio Durigon.
“Non siamo qui oggi a parlare solo di Telecomunicazioni, ma del futuro dell’economia italiana. Le scelte che verranno fatte sulla filiera Tlc, infatti, avranno un impatto diretto sul Pil e sulla competitività di questo Paese. Senza le telecomunicazioni, in tutte le sue diverse componenti, non esisterebbe digitalizzazione. Ogni giorno milioni di persone si connettono, lavorano da remoto, guardano un film, ascoltano musica, fanno acquisti online, trasferiscono denaro o si rivolgono a un medico grazie alla telemedicina. Tutto questo accade perché esiste un’infrastruttura di rete che lo rende possibile”, ha dichiarato il Presidente di Asstel, Pietro Labriola.
“Il nostro settore vive un paradosso: da un lato è percepito come ricco, dall’altro soffre di una crisi strutturale profonda. Negli ultimi dieci anni i ricavi sono diminuiti in modo costante mentre gli investimenti sono rimasti elevati e a costi del capitale crescenti. Dal 2019 al 2023, infatti, il costo del capitale per le Tlc nel nostro Paese è salito dal 7,3% all’8,1%. Questo ha quasi azzerato la capacità delle imprese di generare cassa, e oggi vediamo i primi segnali concreti di questa situazione, con un rallentamento degli investimenti privati. A pesare c’è anche l’esborso record per le frequenze 5G, il più alto in Europa, che ha drenato risorse fondamentali e ritardato lo sviluppo delle reti stand-alone, quelle davvero abilitanti per i servizi digitali di nuova generazione”, ha aggiunto ancora Labriola.
“Nel frattempo, l’ecosistema è cambiato radicalmente. Un tempo le telco europee detenevano il controllo delle infrastrutture fisiche, ma oggi gran parte del valore è nelle mani delle Big Tech. Hanno costruito modelli di business altamente redditizi senza investire direttamente nelle reti. Un rapporto che era simbiotico si è trasformato in un rapporto quasi parassitario. L’Europa deve reagire favorendo la nascita di championseuropei nelle infrastrutture digitali critiche: connettività, cloud, data center, cybersecurity. Le telco possono e devono essere tra questi attori”, sostiene il Presidente di Asstel.
Il contesto europeo delle Telecomunicazioni vede ricavi nell’ultimo decennio in calo significativo, e questo è spiegato, in gran parte, dalla numerosità di operatori che ha determinato prezzi decisamente più bassi. “In Italia le dinamiche negative sono state ancora più marcate. Siamo il Paese con prezzi più bassi in Europa a fronte di consumi analoghi. Continuare così significa mettere a rischio non solo le imprese e i posti di lavoro, ma la digitalizzazione stessa del Paese”.
Aggiunge il Presidente Asstel: “Non va dimenticato che le telecomunicazioni contribuiscono in modo determinante all’economia nazionale: tra il 2007 e il 2024 il settore ha garantito oltre 135 miliardi di euro di entrate fiscali allo Stato. È un comparto che crea valore e sostiene la collettività. Per questo è fondamentale accompagnare la trasformazione delle imprese anche attraverso il rafforzamento delle competenze. Nel 2024 gli operatori hanno coinvolto circa 49 mila persone in percorsi di formazione, con oltre 3 giornate medie pro capite, ma serve un impegno condiviso per rafforzare strumenti oggi indeboliti, come il contratto di espansione o il Fondo nuove competenze”.
“Per rilanciare il settore e non compromettere la competitività del Paese – ha precisato – Asstel ha individuato sei leve prioritarie: regole chiare per attrarre investimenti; condizioni favorevoli per la crescita infrastrutturale; una revisione del sistema di assegnazione delle frequenze; il riconoscimento del ruolo strategico del settore come industria ad alta intensità energetica; interventi strutturali per la trasformazione del settore dei call center; politiche industriali lungimiranti che favoriscano la formazione continua e la flessibilità moderna del lavoro”.
“Il Forum 2025 – ha concluso Labriola – arriva in un momento cruciale. Il rinnovo del contratto nazionale delle Tlc rappresenta un patto di sistema tra imprese e sindacati. Non è un semplice rinnovo contrattuale, ma un vero e proprio contratto di trasformazione, pensato per accompagnare la transizione digitale e per rafforzare la competitività dell’intera filiera. Un accordo che guarda oltre i confini del nostro settore, perché riguarda non solo le 200 mila persone che vi operano, ma la crescita digitale dell’Italia. È la prova che, anche in un mercato in difficoltà, le imprese vogliono fare la loro parte con responsabilità e visione di lungo periodo, in coerenza con le linee guida del Governo”.
Riccardo Saccone (Slc Cgil): “Il forum delle Tlc arriva a pochi giorni dalla firma dell’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto Nazionale di lavoro. Un rinnovo faticoso per il quale ci siamo battuti con fermezza*. Ora si apra una fase nuova. Il settore ha bisogno urgente di interventi di politiche industriali e regolatorie da parte del Governo. La transizione digitale del Paese passa da qui e non può più essere tollerata la disattenzione ed il pressappochismo che hanno contraddistinto l’azione dei governi che si sono succeduti sino ad oggi. Molto dipenderà però anche dalle scelte che le imprese faranno. La crisi dei ricavi non giustifica tutto. Si punti con decisione all’innovazione, a partire dalla valorizzazione delle professionalità presenti ed alla preparazione di quelle future, perchè questo torni ad essere un settore che punta all’occupazione di qualità, a partire dalla parte più debole della filiera, i customer, combattendo insieme i contratti “pirata” e qualsiasi tentazione di scaricare sulla catena degli appalti i costi di scelte industriali sbagliate”.
Alessandro Faraoni (Fistel Cisl): “Per la Fistel Cisl è arrivato il momento dei fatti e non più delle inutili parole. Da troppi anni al forum parliamo degli stessi argomenti è ora di un cambio di passo reale ed affrontare il cambiamento del nostro settore da attori protagonisti, avere il coraggio di pilotare con Asstel le sfide del futuro su A.I. e digitalizzazione. Saper educare ed indirizzare le lavoratrici ed i lavoratori alle reali necessità della filiera.
Proprio il recente rinnovo contrattuale delle TLC guarda al cambiamento con nuove figure professionali, con la formazione continua come aspetto fondante per le trasformazioni nelle nuove professionalità richieste, la flessibilità orizzontale e verticale a garanzia dell’occupabilità, l’ampliamento del perimetro di rappresentanza per cloud ed ict, il lavoro agile come strumento riconosciuto ed integrante dell’attività lavorativa, insomma il coraggio del cambiamento per un contratto che guarda con fiducia al futuro. Per ultimo, non certo per importanza, dare gambe al patto per lo sviluppo industriale della filiera ed insieme chiedere al governo e a tutte le parti politiche la giusta attenzione per un settore determinante per la digitalizzazione del paese Italia”.
Salvo Ugliarolo (Uilcom Uil): “È certamente positivo essere giunti al rinnovo del contratto nazionale dopo quasi tre anni. Tuttavia, siamo pienamente consapevoli che il settore necessita di interventi strutturali e concreti da parte delle istituzioni, indispensabili per superare una fase ormai prolungata di difficoltà che ha compromesso la sostenibilità dell’intera filiera. Si tratta di un comparto che, nonostante le profonde contraddizioni, continua ad avere bisogno di investimenti costanti – tecnologici e organizzativi – per rimanere competitivo. In questo quadro già complesso, incidono inoltre fattori esterni come il contesto internazionale, l’aumento dei costi energetici, la gestione delle frequenze e la forte pressione competitiva dovuta all’elevato numero di operatori presenti sul mercato. Elementi che, nel loro insieme, gravano ulteriormente sulla tenuta economica del settore delle telecomunicazioni. Particolarmente critica è la situazione dell’assistenza alla clientela: i call center continuano a rappresentare l’anello più esposto, anche a causa di gare – incluse quelle pubbliche – che troppo spesso non considerano adeguatamente il costo del lavoro e che talvolta prevedono l’applicazione di contratti non comparabili con quello sottoscritto dalle principali organizzazioni sindacali del Paese, a partire da quello delle telecomunicazioni.
Proprio per questo, ancora una volta, da questo Forum ribadiamo la necessità di avviare un confronto autentico tra Governo, imprese e organizzazioni sindacali. È indispensabile intervenire in modo concreto sulle numerose anomalie che caratterizzano il settore, così da garantire un reale rilancio dell’intera filiera e valorizzare il lavoro delle persone che ogni giorno contribuiscono al funzionamento dei servizi di telecomunicazione. In questa prospettiva diventa fondamentale potenziare anche gli strumenti a supporto della trasformazione, come il Contratto di Espansione, per accompagnare i processi di riorganizzazione, sostenere la piena occupazione e favorire un’evoluzione equilibrata e sostenibile del settore”.

