Giovani e periferie, il luogo in cui si nasce decide ancora il futuro: povertà educativa, Neet e servizi mancanti nelle città italiane
Alla Camera dei deputati sono stati presentati i risultati del rapporto “Giovani e periferie. Uno sguardo d’insieme alla condizione dei giovani nelle periferie italiane”, realizzato dall’Osservatorio #conibambini dell’impresa sociale Con i Bambini e da Fondazione Openpolis nell’ambito della campagna nazionale “Non sono emergenza”. Lo studio analizza dati e tendenze nei 14 comuni capoluogo di città metropolitana, mostrando come la linea di confine tra centro e periferia continui a segnare in modo profondo le opportunità educative, sociali ed economiche degli adolescenti.
Secondo il rapporto, bambini e ragazzi restano la fascia di popolazione più esposta alla povertà assoluta: nel 2024 il 13,8% dei minori vive in famiglie in questa condizione, contro una media generale del 9,8%. Tra i nuclei con figli minorenni oltre una famiglia su otto (12,3%) è in povertà assoluta, quota che nei comuni centro delle aree metropolitane arriva al 16,1%, segnalando una forte concentrazione del disagio nelle grandi città. In diversi contesti urbani del Mezzogiorno la situazione è ancora più critica: a Catania, Napoli e Palermo circa il 6% delle famiglie con figli è in “potenziale disagio economico”, cioè senza alcun componente occupato o titolare di pensione da lavoro, con forti oscillazioni tra i municipi cittadini.
Le diseguaglianze economiche si riflettono in modo evidente sui percorsi scolastici. A livello nazionale il tasso di abbandono precoce è sceso per la prima volta sotto il 10%, ma nelle aree urbane più dense la quota resta vicina all’11%. In città come Catania, Palermo e Napoli tra il 17 e oltre il 25% dei giovani tra i 18 e i 24 anni lascia la scuola prima del diploma, con picchi superiori al 30% tra i figli di genitori privi di titolo secondario in alcuni quartieri periferici. Questo alimenta la “trappola” dei Neet: nei capoluoghi metropolitani più fragili – Catania, Palermo, Napoli – più di un giovane su tre tra i 15 e i 29 anni non studia e non lavora, con forti divari anche all’interno delle stesse città tra zone centrali e periferie.
Il rapporto insiste sul fatto che le periferie non sono solo margini geografici, ma territori dove si concentrano fragilità sociali, carenze infrastrutturali e, al contempo, energie e talenti spesso invisibili. Nei quartieri con maggior disagio economico si sommano di frequente alti tassi di dispersione scolastica, elevate quote di Neet e ridotta disponibilità di servizi educativi e culturali, creando un circuito che lega povertà materiale e povertà educativa. In questo quadro l’apertura pomeridiana delle scuole viene indicata come leva decisiva: in città come Milano, Firenze, Torino e Roma oltre l’85% degli alunni delle primarie statali frequenta il tempo pieno, mentre a Reggio Calabria e Palermo la quota scende sotto il 10%, con forti squilibri tra quartieri centrali e periferici.
Dal dibattito in aula emerge la richiesta di superare la logica dell’“emergenza giovani” per passare a politiche strutturali, basate sui dati e tarate sulle specificità dei territori. I promotori del rapporto e i rappresentanti della Commissione parlamentare sulle periferie hanno sollecitato il rafforzamento delle comunità educanti, mettendo a sistema investimenti pubblici e risorse del Terzo settore per moltiplicare scuole aperte, spazi di socialità, opportunità formative e lavorative nelle aree più fragili. L’Osservatorio #conibambini ha ricordato che conoscere quartiere per quartiere la condizione dei giovani è il primo passo per ridurre i divari educativi e permettere agli adolescenti delle periferie italiane di esprimere davvero il proprio potenziale.

